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Per Aspera Ad Veritatem n.18
Churchill & Secret Service

David Stafford - Abacus, Londra 1997





Lo spionaggio, al pari delle storie d'amore o di fantascienza, ha fornito ampi spunti alla letteratura contemporanea, a volte con storie romanzate altre con testimonianze dirette spesso più intriganti delle rappresentazioni di fantasia.
Quando poi il testimone è un personaggio del livello di Sir Winston Churchill, come nel libro di David Stafford, lo spionaggio smette di essere oggetto di svago letterario per entrare a buon diritto nella dimensione storica come uno degli elementi che, più di altri, hanno condizionato il corso degli avvenimenti.
Attraverso il racconto degli episodi che hanno visto lo statista inglese protagonista di questioni di intelligence, ancor prima di diventare Primo Ministro, l'Autore ha voluto da un lato dimostrare la confidenza di Churchill con le questioni spionistiche, dall'altro confermare il ruolo decisivo delle informazioni nello sviluppo delle vicende storiche, il cui esito è stato spesso deciso proprio dal tempestivo possesso di notizie riservate, così come dall'uso di informazioni volutamente distorte.
"Churchill ed i segreti", scrive Stafford, "furono compagni d'armi durante tutta una vita di avventure, politica e guerra". Una attitudine probabilmente acquisita con l'esperienza di reporter di guerra, quando il futuro Prime Minister scriveva per il londinese Daily Graphic le cronache della crisi cubana e del conseguente conflitto ispano-americano di fine ‘800. Un backstage durante il quale lo statista dovette capire l'importanza di conoscere non solo le informazioni giuste, ma anche di poterne disporre prima degli altri inviati.
Una convinzione destinata ad accrescersi con i primi impegni della sua vita politica quando, da giovane membro del gabinetto del Primo Ministro, si trovò subito ad affrontare crisi internazionali di rilievo come il conflitto anglo-boero e gli eventi che portarono alla Prima Guerra Mondiale.
Già ben prima del 1914 Churchill era cosciente del gap di inferiorità dell'intelligence britannica rispetto a quella tedesca, che disponeva di forze dieci volte superiori. Una situazione - dichiarò ai Comuni - "inaccettabile" e che lo vide da allora fra i più strenui assertori della necessità di disporre di un apparato informativo adeguato al ruolo di superpotenza planetaria svolto all'epoca dall'Impero britannico.
Ma fu durante le vicende della Seconda Guerra mondiale che il Servizio Informazioni inglese, con il costante appoggio di Churchill, riuscì a cogliere i più importanti successi nella guerra di spie contro i tedeschi, risultati poi decisivi per le sorti stesse del conflitto.
Fu grazie infatti ad operazioni come la scoperta dei codici Ultra, usati dalla Luftwaffe per criptare i messaggi, che gli inglesi, pur disponendo di forze numericamente inferiori, poterono acquisire la superiorità aerea sulla Germania, ostacolando forse in maniera definitiva il "sogno" di Hitler di invadere la Gran Bretagna.
E non si può non ricordare come le sorti del conflitto avrebbero potuto prendere una piega ben diversa se nel giugno 1944, attraverso una abile quanto fortunata azione disinformativa, non si fosse lasciato intendere all'alto comando tedesco che lo sbarco sulle coste francesi sarebbe avvenuto nella zona di Calais e non in Normandia.
Gli storici sono infatti convinti che un eventuale fallimento della operazione Overlord avrebbe ritardato di almeno un anno l'invasione alleata dell'Europa, permettendo ad Hitler di approntare le sue "armi segrete" (l'aereo a reazione e, forse, la bomba atomica) che potevano capovolgere l'esito della guerra.
In tutte queste vicende, come scrive Stafford, "l'ampiezza della sua visuale, la forza delle sue convinzioni" ma, principalmente, "la profonda esperienza del mondo dell'intelligence" dimostrate da Churchill risultarono straordinarie e decisive.
Alcuni detrattori sostengono che non gli mancò anche una dose non secondaria di fortuna, dimenticando forse che disgiunta da intelligenza e coraggio la fortuna non si trasforma in un volano di successi ma, spesso, in una fonte di rimpianti.
Tutto il libro di Stafford dimostra invece che Churchill è sempre riuscito a sfruttare sapientemente le opportunità offertegli dalla sorte. Altri che si sono affidati principalmente a questa sono entrati nella storia dalla porta sbagliata.



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